Suor Maria del Cielo

"Che altro devi fare sulla terra se non trattare d’amore col Re del Cielo?"

 

Questa frase di San Giovanni d’Avila, che spesso ripeteva Santa Maravillas de Jesus , può sintetizzare il compito della religiosa, che attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza, si unisce a Gesù. Egli come Sposo dell’anima, è l’unico che ha il diritto di possedere il suo cuore. Per questo, ogni vocazione è un mistero d’amore.

Il legame con la  Terra Santa è qualcosa di indissolubile, anche ora che sono in monastero, la mia professione perpetua, ebbe luogo nella Basilica del Getsemani. Il Santuario che si trova sul  Monte degli Ulivi. La Chiesa, costruita dal grande architetto Barluzzi, custodisce la roccia dove secondo la tradizione, Gesù pregò la notte del Giovedì Santo, prima di morire. Quella roccia è stata testimone della Sua agonia e si è bagnata del Suo Sangue prezioso .

Fu per me un dono immenso e immeritato, mi prostrai su quella roccia benedetta, mentre tutti imploravano l’intercessione dei santi del Cielo, sigillai così la mia donazione a Lui.

Ho sentito di volermi consacrare, quando avevo 15 anni, e ci ho impiegato un anno  a prendere la decisione. Ho fatto gli Esercizi Spirituali secondo il metodo di Sant’Ignazio di Loyola. E rimasi colpita soprattutto dalle meditazioni sulla Passione. Ricordo che ero molto felice, volevo che tutti conoscessero il Suo grande a more per le anime, avevo trovato un tesoro e volevo condividerlo.

 

Sebbene avessi l’idea di farmi una famiglia Dio aveva un altro progetto su di me.

 E’ stata una dura battaglia ma alla fine ha vinto Lui. Tu pensi di dare qualcosa a Dio con le tue rinunce, ma siccome nessuno può vincere con contro di Lui in generosità, ricevi in questa vita molto più di quello che hai dato. “Dios no se deja ganar en generosidad!”

Volevo dei figli ed oggi, essendo religiosa sono madre spirituale di molte persone, perché la sposa di Cristo è madre dei figli di Cristo.

 

Si tratta di un legame invisibile, ma più forte perché spirituale. Tu offri la tua vita per le persone che Lui ti affida, ma con la consapevolezza che è lo Spirito che fa il lavoro più grande nelle loro anime. 

Nel 1991 ho avuto l’opportunità di andare a San Rafael in Argentina e conoscere una congregazione missionaria.

Ricordo che mi colpirono la povertà del convento e l’allegria delle suore, tutte giovani, sembrava non si rendessero conto delle comodità che mancavano in convento. Più tardi compresi che era proprio quello che le animava. Non entravano per trovare lo stesso benessere a cui erano abituate, ma per vivere in totale povertà. A diciotto anni, entrai anch’io. L’istituto volle farmi completare la mia formazione in Argentina, dopo fui inviata negli Stati Uniti, e in Terra Santa per iniziare una missione in Medio Oriente insieme ad altre due suore. Vi rimasi 9 anni.

 

Studiammo dapprima l’arabo  a Gerusalemme, poi ci siamo trasferite a Betlemme e finalmente a Beit Jala , per lavorare in un ospedale di riabilitazione, con bambini nati disabili o vittime della guerra, in maggioranza musulmani.

I loro genitori ci chiedevano perché avessimo lasciato il nostro paese e la famiglia per curare i loro figli. Specie quando iniziò l’Intifada  e tutti coloro che potevano, cercavano di lasciare la Palestina.

Il Perché lo si può capire solo con la fede:

Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare .

Si tratta di vedere Gesù nel prossimo, e in questo modo rendere testimonianza del Suo amore. Volevamo vivere la stessa situazione della gente del posto, sebbene difficile, e pericolosa, per contribuire se pur minimamente alla pace tanto desiderata in quella Terra Santa.

La nostra presenza, anche se nascosta e silenziosa, voleva essere un appoggio morale, specialmente alle famiglie cristiane, che malgrado la sofferenza, la povertà, le tensioni quotidiane, avevano deciso di rimanere lì.

 

Durante la guerra continuammo l’attività di volontariato nell’ospedale di riabilitazione. Le possibilità di lavoro fuori erano limitate a causa dei bombardamenti. Quando possibile visitavamo  le famiglie più bisognose. Fu avviato e iniziammo  anche una specie di oratorio festivo seguendo lo stile di Don Bosco.

Forse è stato pochissimo ciò che abbiamo fatto, ma io l’ho sempre  percepito come il sostegno della Chiesa Madre, che non lascia soli i suoi figli.

Nel 2005, il Patriarcato Latino di Gerusalemme ci concesse una casa vicino alla Basilica della Natività a Betlemme, per cominciare un’opera di carità. Ciò rese possibile la  realizzare  realizzazione  di un sogno a lungo desiderato: una struttura per accogliere bambini abbandonati e bisognosi.

 

Io  fui  richiamata in Italia, dove fino al 2010 svolsi ricoprii un incarico all’interno del Governo Generale del nostro l’Istituto. Un compito diverso ma comunque a servizio delle  missioni.

Progressivamente fui poi attirata ad una vita di silenzio e preghiera. Finché per la seconda volta mi toccò una scelta difficile: lasciare la missione ad gentes che tanto mi attirava, che molto amavo,  il lavoro nelle opere di carità, la famiglia, la scuola. Ma Dio concede sempre la grazia per compiere la Sua volontà.  E quando lo capisci trovi la felicità.

 

La vita contemplativa è una vita nascosta e di pura fede. Forse non vedrai mai i frutti della tua preghiera, ma è Dio che opera attraverso di te, come e dove vuole.

Sono stata destinata nel Monastero di Pontinia (LT) in attesa di andare alla prossima fondazione del Santuario del Battesimo di Gesù a Maghtas in Giordania, l’unica chiesa cattolica del posto. Accoglierà le comunità maschili e femminili della Congregazione, sia di vita apostolica che contemplativa.

E’ per noi una grande benedizione abitare in quei luoghi ove Dio concede alle anime grazie molto speciali.

Alla luce di tutto ciò che ho vissuto fino ad oggi e nell’attesa di quanto ancora dovrà venire, ripeto ogni giorno: Eccomi sono la Serva del Signore!

Il momento più sublime per rinnovare questa donazione è la Santa Messa.

Ti offri a Lui, per Lui e con Lui al Padre Eterno, per le famiglie, per la fedeltà delle religiose e dei sacerdoti, per la salvezza di tutti, per quelli che si sono affidati alle tue preghiere, per gli ammalati, per i più bisognosi, per la pace nel mondo. Questa è la nostra preghiera, questa la nostra vita, il nostro compito: trattare d’amore col Re del Cielo.