Suor Maria de la Unidad

Sono entrata a 16 anni, e non avendo ancora finito la scuola, ho vissuto per quasi 2 anni nell’Aspirantato, casa che accoglie adolescenti già consapevoli della loro vocazione alla vita religiosa, ma non ancora pronte per il Noviziato.

Sapevo di dover aspettare, ma per me era chiaro fin dall’inizio: volevo entrare in clausura!

Ho abitato sempre in campagna frequentando la scuola dalle suore. L’ambiente fuori era ostile, da adolescente ero l’unica della classe ad andare a Messa. Anche i miei genitori avevano pochi amici per via della loro fede, in qualche modo li isolava. Gli altri non lo facevano certo per cattiveria, ma non avevano i nostri stessi interessi. I miei genitori erano mossi come da una spinta continua a vivere al meglio la loro spiritualità, quindi frequentavano diversi gruppi e comunità religiose.

In paese c’era un’altra famiglia che aveva tre figli, allora seminaristi, oggi sacerdoti missionari.  Non erano nostri amici, ma li conoscevamo bene. Queste persone invitarono i miei a partecipare agli Esercizi Spirituali tenuti da quella che sarebbe diventata la mia Congregazione. Dopo mille ripensamenti, soprattutto per via della distanza, decisero di partecipare.

Tornarono felicissimi. Noi figli non capivamo cosa fosse accaduto, ma io restai così impressionata dal loro cambiamento che qualche mese dopo insieme a due delle mie sorelle, accompagnai i miei genitori a visitare la stessa Congregazione.

Erano amichevoli, e subito si creò un buon rapporto. 

Fui invitata insieme a mia sorella maggiore a partecipare ad un Campeggio organizzato dalle suore. Poco distante  dal luogo in cui ci trovavamo, c’era una casa in cui alcuni seminaristi stavano facendo un corso di inglese. Il superiore della loro comunità celebrava la Santa Messa ogni giorno, ed era disposto anche ad ascoltare le nostre confessioni, chiarire qualche dubbio, tenere colloqui spirituali.

Io e mia sorella, una di nascosto dall’altra parlammo con lui della nostra vocazione. 

Alla fine del campeggio entrambe avevamo preso la stessa decisione.

Ora bisognava dirlo ai genitori!

Affrontammo l’argomento in macchina, durante il viaggio di ritorno. A mia sorella diedero il permesso a me invece, no. C’era un motivo: lei aveva già finito la scuola, praticato gli esercizi spirituali ed era sempre stata  la più tranquilla. Io ero la ribelle! Temevano che il mio fosse un entusiasmo giovanile.

Mi proposero allora di fare anche io gli esercizi, poi se ne sarebbe riparlato. Intanto avrei dovuto ricominciare la scuola in paese.

Furono mesi difficili e avevo tanti dubbi. Cercai allora di far tacere quella voce interiore che costantemente,  nonostante facessi il possibile per non pensarci, mi ricordava la chiamata a qualcosa di più grande. Arrivò il tempo degli esercizi spirituali. Avevo dato la mia parola che li avrei fatti, e non volevo tirarmi indietro. E dopo averli fatti la luce fu piena un’altra volta.

I miei genitori ci avevano in fondo preparato alla scelta vocazionale. La loro intenzione non era fare di noi dei religiosi, ma pensavano che fosse normale sposarsi, e anche non farlo! E che saremmo stati infelici se non avessimo fatto ciò che Dio ci chiedeva, di qualunque cosa si  trattasse. Anche adesso che siamo tutti adulti, continuano a incoraggiarci nella vita spirituale. Ogni giorno pregano per me e le mie sorelle, e partecipano quotidianamente alla Santa Messa, dicono che è la loro missione, e che è una responsabilità troppo grande avere 5 figlie suore!

 

Si, tutte le mie sorelle alla fine sono entrate in convento.

 

Una è a Lussemburgo, una in Olanda, l'altra in Islanda, due siamo in Italia.

La grandezza dei miei è stata anche quella di acconsentire ai nostri spostamenti, già appena entrate, il convento distava 800 km  da casa nostra, eravamo tutte molto giovani, ma loro non si sono opposti.

La mia quarta sorella voleva entrare nell’Aspirantato a 11 anni, i miei la convinsero ad aspettare ma lei fu molto perseverante. Ogni volta che veniva a trovarmi con lo zaino in spalla diceva a mia madre: “Io rimango qui!”. La sua vocazione fu di sicuro la più straordinaria. Le nostre scelte oltre che motivate da un intervento Soprannaturale, la mano di Dio, sono state anche la naturale evoluzione di un percorso umano: l’equilibrio, l’armonia, le regole che i nostri genitori hanno saputo infonderci.  Non ci è mai mancato niente, ma siamo state abituate a condividere tutto, e a rinunciarvi, se necessario per il bene degli altri.

Mio padre è un allevatore di bestiame, possiede una grande azienda, ma è sempre riuscito a dedicarsi alla vita spirituale con impegno e passione. Lui è impetuoso, mia madre più tranquilla. Lei si lamenta delle sue stranezze lui, ma alla fine, gliele da sempre vinte. Li trovo molto divertenti, sono diversi ma hanno sempre condiviso intimamente l’amore per Dio. E sono riusciti a trasmetterlo anche a noi, non solo a parole, ma con l’esempio. Vedo la storia delle mia famiglia come un dono enorme. Anche se molti non capiscono le nostre scelte.

 

Alcuni sembrano sempre in atto di dare le condoglianze ai miei quando li incontrano! E’ una grazia che loro invece si siano resi conto di aver avuto una chiamata speciale quanto la nostra. Scoprire che i legami spirituali, al di là delle distanze geografiche e della frequenza con cui incontri gli altri, sono invulnerabili è un’immensa fortuna. Non riusciamo a capire le realtà spirituali, perché siamo abituati a vedere e toccare tutto. Vanno al di là del tempo. Se non crediamo in questo, se non lo viviamo, la nostra scelta di claustrali non ha nessun senso. Una vita dedita alla preghiera ha valore solo attraverso la fede, nella comprensione che Dio è principio e fine dell’uomo. E’ così!

 

Se penso che io e la mia famiglia siamo uniti nell’Eucaristia ogni giorno e che lo stesso Gesù che ricevo io qui è quello che ricevono i miei genitori, e le mie sorelle, dall’altra parte del mondo, tremo!

 

E’ un mistero molto grande e porta con se un tesoro infinito, ma solo per chi riesce a capire che le cose di questa terra passano e alla fine non contano se non ci hanno aiutato a conseguire il fine ultimo: Dio, il Cielo.