“Una forte esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della sua Parola, compresa e accolta nel proprio vissuto personale, sotto l’azione dello Spirito Santo, la quale, in un clima di silenzio, di preghiera e con la mediazione di una guida spirituale, dona capacità di discernimento in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita, alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo”.
Dalla Federazione Italiana Esercizi Spirituali sulla definizione di Esercizi Spirituali
(ripresa da Benedetto XVI in un suo intervento alla F.I.E.S., 9 febbraio 2008)


Lo stesso Sant’Ignazio li definisce così nel n.1 del suo libro degli Esercizi Spirituali: «con il nome di “Esercizi spirituali” s’intende ogni modo di esaminare la coscienza, di meditare, di contemplare, di pregare oralmente e mentalmente e di altre attività spirituale… Perché come il passeggiare, il camminare, il correre sono esercizi fisici, così si dicono Esercizi Spirituali ogni modo di preparare e disporre l'anima a togliere tutti gli affetti disordinati e, dopo averli tolti, a cercare e trovare la volontà di Dio nella disposizione della propria vita, per la salvezza della propria anima».
Il fine degli Esercizi è doppio : «vincere se stessi» e «mettere ordine nella propria vita senza prendere decisioni in base ad alcuna propensione che sia disordinata» (Es. Sp. n.21).

Come si svolgono gli Esercizi Spirituali?

Ricordiamo anzitutto che gli Esercizi Spirituali non sono un tempo di studio o di semplice raccoglimento e preghiera. Come infatti il passeggiare, il camminare e il correre sono esercizi corporali, così tutti i modi di preparare e disporre l'anima a liberarsi da tutti gli affetti disordinati e, una volta che se ne è liberata, a cercare e trovare la volontà divina nell'organizzare la propria vita per la salvezza dell'anima, si chiamano esercizi spirituali" Es. Sp. Ann.1). Sant’Ignazio raccomanda anzitutto di fare gli Esercizi Spirituali in un luogo diverso dal proprio ambiente abituale.

Si comincia con una considerazione fondamentale (che Sant’Ignazio chiama "Principio e fondamento"): per quale fine Dio ci ha creati? La ragione, illuminata dalla Fede, dà la risposta: l'uomo è stato creato da Dio e per Dio. Ogni bene creato è stato messo a disposizione dell'uomo perché lo aiuti a raggiungere questo fine. Perciò egli ne deve fare un uso ragionevole. Dobbiamo quindi acquisire libertà di spirito e un perfetto controllo dei nostri istinti, mediante quella che Ignazio chiama "l'indifferenza", che non è "apatia", ma autocontrollo e equilibrio spirituale. Ciò fatto, Sant’Ignazio passa agli Esercizi veri e propri, che egli divide in quattro settimane, da intendere soprattutto come temi da trattare, e non secondo il numero di giorni. Sono dunque 4 tappe, che si possono facilmente ricordare con quattro tradizionali parole latine, ciascuna delle quali ne esprime la finalità. 


I Settimana (tappa): "Deformata riformare", eliminare cioè dall'anima le deformità causate dal peccato. E' un modo di conoscere noi stessi e il grave disordine creato dal peccato nella nostra vita, oltre al pericolo della dannazione cui ci espone. Per non cadere nella sfiducia, Sant’Ignazio ci fa contemplare la figura del Salvatore Crocifisso, morto per salvarci dalla morte eterna. 

 

II Settimana (tappa): "Reformata conformare". Siamo invitati a rivestirci di Cristo e armarci della sua armatura. L'uomo "riformato" deve "conformarsi" a Cristo: povero come Lui; ardente di amore per il Padre e i fratelli. È il tempo della "riforma" o della scelta dello stato di vita In concreto, come dobbiamo seguire Cristo? 

 

III Settimana (tappa): "Conformata confirmare". Cioè rinsaldare i propositi di adesione a Cristo, mediante la contemplazione di Colui che fu obbediente fino alla morte in croce. Il grido del Figlio: "Padre, se è possibile, allontana da me questo calice", deve continuamente richiamarci alla seconda parte della supplica: "Però non sia fatto come io desidero, ma come Tu vuoi". In questa tappa confermiamo le decisioni prese.

 
IV Settimana (tappa): "Confirmata transformare". "Io non muoio: entro nella vita", scrisse S. Teresa di Lisieux poco prima di morire. E infatti la Chiesa canta: "Vita mutatur, non tollitur", cioè: "la vita non è tolta con la morte, ma trasformata". La morte in croce di Gesù ha coinciso con l'inizio del Cristianesimo. "Chi perde la propria vita per me, la troverà", dice Gesù nel Vangelo. E la vita del Risorto è la speranza di chi fa gli Esercizi in questa tappa finale. 
A conclusione degli Esercizi S.Ignazio propone una meravigliosa contemplazione per ottenere l'Amor puro di Dio (chiamata "contemplatio ad amorem") . Si ritorna col pensiero alla Creazione e alla Redenzione, per scoprire come e quanto Dio ci ama! E l'anima resta con un unico desiderio che si esprime in preghiera: "O Signore, dammi il tuo amore e la tua grazia: questo solo mi basta".